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Mercoledì 6 Novembre 2024, ore 21.00 Lendinara (RO), Teatro Ballarin Clicca qui per visualizzare la mappa teatro

OTTAVIA PICCOLO

Matteotti (anatomia di un fascismo)

di Stefano Massini

 

Prima regionale

Ingresso gratuito con prenotazione fino a esaurimento posti.

Il teatro sarà aperto al pubblico dalle ore 20.15.

Le prenotazioni apriranno alle ore 17.30 di giovedì 31 ottobre.

Le prenotazioni sono valide fino a 15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.

I posti si intendono prenotati, non assegnati. L’assegnazione avviene a riempimento, secondo l’ordine di arrivo.

di Stefano Massini

Musiche di Enrico Fink
eseguite dal vivo da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo

Produzione Argot

MATTEOTTI (ANATOMIA DI UN FASCISMO)

Ci sono momenti in cui gli esseri umani trovano dentro di sé una forza inattesa. Non è una forza che nasce dal corpo, ma da un senso profondo di sé che nessuno veramente controlla. E un anniversario importante come i cento anni dal delitto Matteotti – una storia che vale la pena raccontare ancora – può e forse deve essere uno di quei momenti dove la risposta alle domande non riguarda più la Storia, ma il buon senso e la dignità.

Le quattro e quindici del pomeriggio del 10 giugno 1924. Due testimoni dichiarano di aver assistito a una colluttazione all’interno di una vettura e di aver visto espellere quello che sarà riconosciuto come il tesserino dell’onorevole Giacomo Matteotti, parlamentare della Repubblica. Matteotti (anatomia di un fascismo) parte dalla testimonianza di chi c’era, di chi ha visto e non si è tirato indietro, per ricostruire quanto Matteotti stesso chiamava il pericolo più grande: il pericolo più grande è quello che non capisci, la malattia che fa morire un uomo è quella che non fa rumore, non ha sintomi, e non senti crescere. Anzi, addirittura ne sorridi. Come sorrideva “Tempesta” – questo il soprannome del giovane Giacomo a Ferrara – quando parlava dei “celibanisti”, quelli che al caffè dietro il Duomo chiedevano “il celibano” perché non sapevano che il cherry-brand è inglese. Quelli che, d’un tratto, sfilano in migliaia accanto al “Contessino”, Italo Balbo. Quelli che parlano di riportare ordine nel disordine perché il fascismo nasce sempre in difesa di qualcuno da qualcosa. Quelli che Tempesta non esita a denunciare: «Io pubblicamente denuncio la manovra politica con cui si è spacciata l’eversione più radicale camuffandola nel suo esatto opposto, ovverosia nella garanzia dell’ordine. Io denuncio il sistematico uso della forza, la riduzione al silenzio delle voci dissenzienti, io denuncio all’Italia e al mondo intero che un mostro chiamato fascismo ogni giorno diventa più potente proprio grazie al silenzioso assenso di chi per pigrizia lo svaluta, lo legittima e non lo combatte!».

Tempesta: uno col sangue caldo. Sempre stato. «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparatevi qualcosa da dire al mio funerale». 30 maggio 1924: a cento anni di distanza sono il teatro e la musica a prendersi l’impegno di parlare, con il testo di Stefano Massini (unico italiano ad aver vinto il Tony Award, l’Oscar della drammaturgia), la voce inconfondibile di Ottavia Piccolo, i suoni dei Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.