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Giovedì 24 Ottobre 2024, ore 21.00 Padova, Piccolo Teatro Don Bosco Clicca qui per visualizzare la mappa teatro

GIUSEPPE CEDERNA

Storia di un corpo

di Daniel Pennac

 

Prima regionale

Ingresso gratuito con prenotazione fino a esaurimento posti.

Il teatro sarà aperto al pubblico dalle ore 20.15.

Le prenotazioni apriranno alle ore 17.30 di giovedì 17 ottobre.

Le prenotazioni sono valide fino a 15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.

I posti si intendono prenotati, non assegnati. L’assegnazione avviene a riempimento, secondo l’ordine di arrivo.

adattamento Giorgio Gallione
scene Marcello Chiarenza
luci Andrea Violato
assistente alla scenografia Lorenza Gioberti
elaborazioni musicali Paolo Silvestri
progetto fonico Luca Nasciuti
fonico Francesco Dina
attrezzista Anna Funtò
abito di scena Dresscode di Fabio Porta
regia Giorgio Gallione

produzione Agidi – Fuorivia
in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Cristallo

STORIA DI UN CORPO

Storia di un corpo è il viaggio di una vita, uno straordinario percorso dentro un’esistenza. Un tenero e sorprendente regalo post mortem, in forma di diario, che un padre fa alla figlia adorata. Una confessione e insieme un’analisi che l’io narrante ha tenuto dall’età di dodici anni fino agli ultimi giorni della sua vita. Una narrazione fluviale dove, tra scoperte e mutazioni, il corpo del protagonista occupa progressivamente la scena, accompagnandoci in un mondo che si svela attraverso i sensi e la pelle: la voce anaffettiva della madre, gli abbracci silenziosi del padre, l’odore accogliente della tata, il dolore bruciante di una ferita, il sapore dei baci della donna amata. Pagine e pagine di un diario intimo dove, raccontando di muscoli felici, di orgasmi potenti, di denti che fanno male o di meravigliose avventure tra sonno e veglia, si narra una vicenda unica e insieme universale: lo sviluppo, la crescita e la rovina della sola esperienza che ci fa davvero tutti uguali, quella di noi grandiosi e vulnerabili esseri umani. E il fatto che questo avvenga attraverso la scrittura e la narrazione (l’uomo è la sola creatura narrante) dà la possibilità a Daniel Pennac di guidarci alla scoperta di quel giardino segreto che è il nostro corpo: un organismo che è insieme memoria, testimonianza e lascito. Ecco allora la sanguinolenta battaglia contro un polipo nasale e la paralizzante scoperta del corpo femminile, la cosiddetta “infamia” della masturbazione e il miracolo della nascita, la fanciullesca tirannia delle flatulenze e la tragedia adulta della morte: sempre tra sorpresa e sorriso, tra grandezza e miseria. E qui la voce di Giuseppe Cederna si fa teatro, smettendo di essere libro per trasformarsi in epica narrazione orale, dove il diario di un corpo diventa una storia “che merita di essere raccontata”.

NOTE DI REGIA

1991: entro alla Libreria Feltrinelli di Genova. Stanno modificando la posizione di libri e collane. Struzzi, Istrici, Elefanti migrano in nuovi scaffali. Uno dei librai dribbla audacemente una piramide di Canguri, si scontra con un banco di Delfini, inciampa, cade. I volumi rimbalzano a terra, io cerco di aiutare, ne raccolgo un paio. Sulla quarta di copertina intravedo un commento di Stefano Benni, leggo e intanto aiuto a riordinare. «Sono arrivati oggi», mi dice il libraio. Annuisco e intanto fotografo con gli occhi alcune parole: capro espiatorio, cane epilettico, Babbo Natale assassino. Giro il libro e vedo il titolo: Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac. Torno alla quarta, leggo «figlio di Chandler e Queneau». Molti indizi fanno una prova, direbbe Philip Marlowe. E allora il libro è mio, lo compro.

Da quel momento la parola di Pennac mi accompagna. È diventata una costante del mio percorso teatrale. Di e con Daniel ho esplorato Malaussène e L’occhio del lupo, Grazie e La lunga notte del dottor Galvan, Diario di un somaro e pure un paio di spettacoli per ragazzi. Perché quella di Pennac non è solo scrittura, ma “voce”, narrazione epica e bizzarra insieme. Un personalissimo, perenne esercizio di stile che comprende commozione e sorriso, ironia e gioco, paradosso e malinconia. Una antologia del teatrabile, ricchissima e sorprendente. La letteratura di Pennac è teatro in potenza. Per me regista e adattatore, è un “bosco narrativo” quasi inesauribile con cui continuo a confrontarmi con felicità ed entusiasmo. Ora tocca a Storia di un corpo. Un viaggio in un’esistenza che si specchia in esperienze e sensazioni che partono dalla carne, scoperta dopo scoperta, sorpresa dopo sorpresa. Il corpo come un meraviglioso contenitore di storie e racconti che sul palcoscenico acquistano ancora più forza, senso e universalità.

Giorgio Gallione